GUIDA ALL’ASCOLTO: PUCCINI
di Maria Teresa Palermo
Giacomo Puccini (1858 – 1924)
“E lucevan le stelle…”
Tosca – Atto terzo, Scena seconda
Cavaradossi: Franco Corelli, tenore
La Tosca è forse l’opera più teatrale di Giacomo Puccini, ispirata a una pièce di Victorien Sardou ambientata a Roma e portata in scena a Parigi nel 1887 che decretò un grande trionfo per la primadonna Sarah Bernhardt. Una storia di passioni forti in cui il potere e la libertà si contrappongono nei due personaggi di Scarpia e Cavaradossi; Tosca si inserisce in questo contrasto con la sua vitalissima energia femminile ma l’esito è tragico per tutti.
Mario Cavaradossi, pittore e amante della bella cantante Floria Tosca, nasconde un prigioniero politico evaso da Castel Sant’Angelo. Il feroce capo della polizia Scarpia lo tortura per farlo confessare e poi lo condanna a morte, cercando brutalmente di barattare la sua libertà con l’amore di Tosca. Lei reagisce e, dopo aver cantato la famosa e sublime aria “Vissi d’arte”, lo uccide. Nel finale, davanti al corpo del suo compagno giustiziato e braccata dalla polizia, si getta dalla torre della prigione.
Un grande capolavoro pieno di tensione e di colpi di scena, magistralmente messo in musica da Puccini, un titolo che dopo più di un secolo resta uno dei più rappresentati nei teatri di tutto il mondo, per la grandiosità della storia e per la verità delle passioni.
L’aria qui proposta è l’addio alla vita di Mario Cavaradossi, poco prima della fucilazione, un brano celeberrimo che in poco più di tre minuti riesce a rappresentare un’intera vita tra ricordi, rimpianti, disperazione. Questa “contrazione/dilatazione” del tempo, espressa spesso in modo sublime nel melodramma, è una condizione comune a molte persone ricoverate in hospice, alla fine della loro vita. Il linguaggio dell’arte, e della musica in particolare, viene definito universale non solo per la potenzialità intrinseca di arrivare a tutti ma anche per la rapidissima profondità di contatto con emozioni universali. Per questo motivo la musicoterapia è uno degli interventi più efficaci nelle cure palliative, un modo di dare spazio di ascolto a sentimenti e sensazioni che non trovano parole.
Nel caso in cui la musica invece utilizzi le parole, come nel caso dell’opera lirica o delle canzoni, il rapporto significante/significato è più complesso; il testo è comunque inserito in un altro tipo di narrazione, quella armonica e formale che ha il potere di comunicare all’ascoltatore molto più del mero messaggio linguistico.
L’aria è introdotta da un’evanescente preparazione strumentale, arpa, clarinetto e archi che ci mettono subito in una condizione affettiva sospesa, come sospesa e senza tempo è l’ultima ora di Cavaradossi. Il testo, pur arcaico e ottocentesco, comunica ancora oggi una vitalità, persino erotica, molto forte: la vitalità di un uomo giovane condannato ingiustamente a morte, l’unico coraggioso innocente di tutto il dramma, né suicida, né assassino, solo vittima. La nostra empatia è totale.
E lucevan le stelle, e olezzava la terra,
stridea l’uscio dell’orto e un passo sfiorava la rena.
Entrava ella, fragrante, mi cadea fra le braccia.
Oh! Dolci baci, o languide carezze,
mentr’io fremente le belle forme disciogliea dai veli!
Svanì per sempre il sogno mio d’amore…
l’ora è fuggita, e muoio disperato!
E non ho amato mai tanto la vita!
L’autrice
Maria Teresa Palermo, Musicista, ha fatto parte per 20 anni dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. Dopo la formazione in musicoterapia si è dedicata a interventi nell’area della disabilità infantile, della didattica musicale e nei reparti di oncologia degli ospedali. È responsabile del progetto di musica e musicoterapia presso l’Hospice “Antea” di Roma, Rete di Cure Palliative.