Tutto è vita: un’esperienza di Death Education con gli adolescenti nel contesto scolastico

 di Nerella Petrini; Guidalberto Bormolini; Annagiulia Ghinassi; Deborah Messeri; Daniela Vanini

 Siamo formatori di “Tutto è Vita”, una Onlus che si propone di promuovere un cambiamento culturale, di linguaggio e di comportamento di fronte alla morte e di conseguenza alle modalità di affrontare la vita. Nell’ambito dei nostri programmi abbiamo scelto di dedicarci alla Death Education (DE) continuando un progetto iniziato durante il Master in Death Studies – diretto dalla Prof. Ines Testoni – che abbiamo conseguito nel 2013 presso l’Università di Padova, che tuttora ci supporta e ci spinge ad andare avanti su questa strada. Strada certamente non priva di ostacoli, ma che ha già dato i primi incoraggianti risultati nel Liceo Lorenzini di Pescia (Pistoia), nel quale abbiamo iniziato la nostra esperienza lo scorso anno scolastico.

 Ma perché è necessario parlare di morte nelle scuole e perché parlarne soprattutto agli adolescenti?

 Perché se è vero che la capacità di dialogare sulla morte è l’indice della civiltà di un’epoca (1), l’epoca attuale ha da tempo interrotto questo dialogo, affidando la gestione dell’angoscia indotta nell’uomo dalla consapevolezza della propria finitudine, alla presunta solidità della cultura di riferimento delle società in cui viviamo ed al fatto di esserne riconosciuto come membri di valore. Ma la “Terror Management Theory”(2), che si basa su questi costrutti, dandoci l’illusione – citiamo Testoni (3) – di essere immersi in un universo razionalmente controllabile, non fornisce un linguaggio autentico su cui fondare un dialogo profondo con i giovani. D’altra parte il dilagare del cosiddetto death talk (4) (metafore ed eufemismi per tenere la morte a distanza) contribuisce, anche da un punto di vista linguistico, all’occultamento della morte, al suo nascondimento consolatorio, che poi di consolatorio ha davvero ben poco.

Tutti questi elementi sono responsabili della mancanza di dialogo fra adulti ed adolescenti sul tema della morte, e di conseguenza della vita e del suo valore, contribuendo al mancato contenimento dei comportamenti a rischio e dei suicidi tentati o realizzati durante l’adolescenza. Questi ultimi sono fra le principali cause di morte a quest’età, come sottolineano numerose ricerche tra cui un’esperienza ultraventennale maturata presso il Centro Universitario di Medicina Adolescenziale dell’Università “La Sapienza” di Roma (5). Si evidenzia che l’atto suicidario in un teenager è il più delle volte un atto paradossale, che esprime contemporaneamente il desiderio di morte e di vita e che la morte assume spesso connotazioni tipicamente cinematografiche o televisive di transitorietà, dove un attore muore e poi lo si rivede in piena efficienza in un altro film. Così la morte diventa la soluzione per le difficoltà contingenti, una modalità per togliersi d’impaccio, senza rendersi conto dell’assoluta irreversibilità di questa definitiva “uscita di scena”. In questa fascia d’età inoltre l’individuo è sottoposto a grandi e veloci cambiamenti ed è perennemente confrontato con il problema della perdita: perdita di ciò che è stato, perdita dell’identità infantile, distacco dalle figure genitoriali, acquisizione del concetto di limite ed altro ancora.

 Quindi con il nostro progetto, che si colloca nell’ambito della promozione della salute, intendiamo quindi contribuire a:

affrontare l’angoscia adolescenziale conseguente al concetto di morte come tabù nella società odierna e cercarne la via di risoluzione;
favorire l’abilità di gestire le emozioni, i vissuti e le difficoltà legati al fine vita;
favorire le capacità di elaborazione del pensiero e delle rappresentazioni della morte;
favorire l’acquisizione di autoconsapevolezza rispetto alla morte propria ed altrui;
prevenire comportamenti a rischio tipici dell’adolescenza.

 In questa esperienza con alcuni studenti del Liceo Psicopedagogico Carlo Lorenzini di Pescia, abbiamo organizzato incontri teorico-pratici durante i quali sono state proposte ed effettuate varie attività secondo due modalità principali.

Abbiamo proposto un approccio di tipo narrativo, stimolando nei ragazzi la costruzione e la condivisione di narrazioni attraverso un percorso di elaborazione dei vissuti personali circa i temi della perdita e della morte, che ha posto le basi perla concretizzazione di un laboratorio multimediale di progettazione e realizzazione di video per ogni classe.

Parallelamente è stato fatto un lavoro esperienziale partendo dai vissuti corporei, collegato all’acquisizione del concetto di limite, attraverso esperienze di rilassamento corporeo e training autogeno.

Il materiale prodotto è stato presentato alle classi coinvolte suscitando commenti ed emozioni nei ragazzi e fornendo numerosi ed interessanti spunti di riflessione in noi che abbiamo curato il progetto e negli insegnanti che hanno fattivamente collaborato alla realizzazione dell’esperienza.

In particolare dalle risposte al questionario sulle “paure e speranze di fronte alla morte” è emerso chiaramente:

il bisogno di informazione “ho paura non della morte, ma di non sapere cosa accadrà dopo, cosa avverrà al mio corpo ed alla mia anima”;
paura della solitudine “paura di affrontare la morte da soli”;
paura della morte improvvisa – “ho paura di morire nel sonno lasciando qualcosa di irrisolto senza poter salutare tutti”.

 

Il nostro lavoro ha anche stimolato gli studenti a confrontarsi con l’idea della propria morte e a interrogarsi sul ricordo che avrebbero voluto lasciare alle persone a loro care; le loro risposte sono state estremamente interessanti ed emozionanti:

“vorrei essere ricordato per il sorriso, per la simpatia, per la risata contagiosa che riempie la casa di luce anche quando piove, per l’amore che ho saputo donare, per la disponibilità a dare aiuto e conforto” e molto altro, ma sempre per motivi appartenenti all’invisibile, allo spirituale e comunque mai legati alla sfera materiale.

I video che sono stati realizzati sotto la supervisione di Matteo Marabotti, un volontario di Tutto è Vita, esperto di tecniche multimediali, hanno particolarmente coinvolto le classi. Fra i vari temi proposti, il lavoro di una classe si è incentrato sull’idea che della realtà e di ciò che accade si possono sempre avere letture diverse: “in fondo è solo questione di punti di vista” è stato il loro titolo. Un’altra classe, prendendo spunto da alcune suggestioni poetiche de “Il piccolo principe”, ha scelto di lavorare sul concetto dello scorrere del tempo, realizzando il tema “il tempo passa, le cose cambiano, le rose sfioriscono”.

Altri hanno scelto come soggetto per il video la loro stessa classe ed il vissuto di profonda amicizia e condivisione che non morirà mai, anche quando fra pochi anni non saranno più insieme.

Infine altri studenti hanno scelto di lavorare su alcune scene di film noti, che non si concludono con il classico “lieto fine”, ma mettono invece lo spettatore di fronte a situazioni estremamente tristi, talvolta anche tragiche. L’idea di fondo del loro lavoro si propone di fornire un’altra modalità con cui è possibile far fronte a eventi come quelli raccontati dalle immagini: si può infatti attingere al bagaglio interiore di ognuno, alla propria immaginazione e scegliere così di “ricordare le scene più belle”.

Infine quando abbiamo proposto un questionario finale di valutazione dell’esperienza, la quasi totalità ha concordato che si è trattato di un percorso molto significativo che ha aiutato a vedere la morte da un punto di vista diverso da quello solitamente considerato, ossia come una possibile rinascita a dimensioni non note, ma non per questo spaventose e soprattutto come questa nuova consapevolezza porti a vivere la vita pienamente ogni istante per arrivare al traguardo finale sazi di giorni e senza rimpianti.

A cura dello staff del progetto “Il bruco e la farfalla” – Associazione Tutto è Vita Onlus

www.tuttovita.it

 BIBLIOGRAFIA

 Baldi D. Morti favolose degli antichi. Quodlibet Compagnia Extra, 2010.
Solomon, S. et al. (1986). Evidence for terror management theory: the effects of mortality salience on reations to those who violate or uphold cultural values. Journal of Personality and Social Psychology 1989, Vol. 57, No. 4, 681-690.
Testoni I. La solitudine di Icaro. Parte terza, 3.3: Maturazione del pensiero ontologico, angoscia di morte e strategie di evitamento adolescenziale: difficoltà nel mondo adulto nella gestione della questione essenziale. Pagg. 169-183. Ed Alpes Italia Srl. 1° Ed 2013
Despelder L. A., Strickland A. L. The last dance. McGraw-Hill; 1983. Tr. It. a cura di F. Campione; 2007.
Schwarzenberger, T. L. (2002). Riflessioni sulla suicidologia adolescenziale. Difesa sociale Vol. LXXXI, n. 6, 77-90.