LA RICHIESTA DI EUTANASIA: DESIDERIO DI ACCELERARE LA MORTE O ALTRO?
di Zanolin Donatella
Il morire e la morte costituiscono situazioni limite per il singolo, la società e la cultura moderna tanto che in ambito clinico quando si presentano delle questioni cruciali, come la possibilità di allungare la vita o accelerare la morte, molte decisioni possono essere condizionate da aspetti culturali e sociali. Tuttavia nel contesto dei servizi specializzati ai quali viene affidato il processo di cura (nell’accezione più estesa del concetto di guarigione), viene poco considerato il punto di vista dell’individuo e del suo contesto sociale, e negli stessi “attori” dell’ambito clinico si nota il ricorso a meccanismi di difesa rispetto la morte che influenzano le scelte terapeutiche. A tal proposito sono significative le riflessioni del sociologo L.V. Thomas per il quale la presenza della morte per il suo potere può condizionare più o meno consapevolmente il mondo occidentale; inoltre sottolinea come ogni società desideri essere immortale e quindi controllare tecnicamente la morte e come la cultura possa essere riferita all’insieme organizzato di credenze e riti aventi lo scopo di lottare contro il potere di dissoluzione della morte individuale e collettiva. Il bisogno di controllo trova conferma nella misura in cui, di fronte all’ineluttabilità della morte, l’individuo e la collettività si “organizzano” per stabilirne il momento e la modalità. Si evidenzia, in questo contesto culturale e sociale e nella sua complessità, il tema dell’eutanasia che tocca profondamente l’immagine che l’uomo ha di sé e del mondo, rappresentando una sfida per la medicina, la società, i medici, il personale sanitario e per il malato: l’intera collettività.
Dal 1991, anno in cui il Parlamento europeo ha intrapreso un dibattito sull’eutanasia stimolando in Europa una discussione a tutti i livelli, si giunge all’entrata in vigore nel 2002 in Olanda ed in Belgio della legge che legalizza tale pratica, nonché (negli ultimi dieci anni) a ulteriori, ridotti tentativi di promuoverla e legittimarla. In risposta a ciò, un’ampia gamma di associazioni professionali di medici, di infermieri e di altre categorie nonché di organizzazioni dedite alle cure palliative si è opposta a tale intento. In questo contesto, a dieci anni dall’entrata in vigore della legge nel nostro paese che definisce le cure palliative quali cure fondamentali di fronte alla malattia inguaribile, si assiste nella pratica clinica a sistematiche richieste da parte dei pazienti di accelerare la propria morte attraverso il ricorso all’eutanasia. Il presente lavoro vuole essere una riflessione intorno a tale richiesta, ovvero cogliere attraverso un’analisi di studi empirici condotti a livello internazionale cosa soggiace il desiderio del paziente affetto da una malattia terminale di accelerare la propria morte o se invece sussistano altri bisogni inespressi che individuati e rispettati lo porterebbero a rinunciarvi. In particolare i lavori analizzati considerano queste aree: quanto sia comune nel contesto della malattia terminale la richiesta di eutanasia, quanta ricerca è stata dedicata a questo interrogativo, che cosa rivelano le indagini circa tale desiderio, quali condizioni “organiche” psicologiche e sociali/familiari lo sostengono. La debita considerazione di queste informazioni può sostenere il clinico nell’ aiutare il paziente in questo momento così intenso della vita.
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L’autrice
Donatella Zanolin, nata in provincia di Pordenone dove attualmente risiede. Dopo aver lavorato in ospedale come infermiera professionale decide di intraprendere la carriera universitaria, laureandosi nel 2001 in Psicologia presso l’università di Padova e successivamente conseguendo la specializzazione in psicoterapia. Nel 2017 si è diplomata al Master in Cure Palliative e Terapia del Dolore organizzato da ASMEPA c/o Bentivoglio (BO). Nel 2003 ha iniziato ad esercitare la professione nel contesto delle cure palliative, all’interno di un servizio di day hopsice presso una casa di cura privata convenzionata con l’ULSS pordenonese. Dal 2012 è impiegata presso il DSS Sud all’interno dell’ULSS2 della Marca dove si occupa di cure palliative domiciliari. Dal 2003 ha realizzato numerosi percorsi formativi destinati a medici, infermieri professionali nonché OSS. Ha conseguito nel 2018 il diploma in Master in Death Studies & The End of Life.