CHIESA CATTOLICA
La morte, visione e considerazione nella cristianità
Nella visione cristiana l’uomo muore fisicamente in considerazione del suo essere creatura di Dio e non a causa del proprio peccato. La morte è per l’uomo il termine della possibilità di operare nel “suo tempo” la “sua salvezza”. Le possibilità della perfezione individuale (paradiso) e della perdita definitiva della salvezza (inferno) prendono in seria considerazione la libertà della decisione umana e ritengono la vita dell’uomo una occasione irrepetibile e una decisione irrevocabile della libertà. Questa prospettiva è concepita come la salvezza per un processo che ha inizio durante la vita terrena e che continua dopo la morte, uno stato di spiritualità terrena. La tradizione cristiana non minimizza la morte. L’esistenza umana è delimitata dalla morte. Il credente cristiano, in quanto spera nella risurrezione dei morti, si pone in connessione storica e religiosa con l’attesa ebraica della risurrezione.
Con la morte, il corpo perde il suo aspetto di limite, la relazione con il mondo diviene per lo spirito più facile e universale è così anche passaggio: l’uomo abbandona il modo di esistere corporeo, dove ha la supremazia la legge biologica della carne, per una modalità esistenziale nella quale si attua il pieno predominio dello spirito, nella forma di un corpo spiritualizzato. È nella morte che Dio accoglie a Se l’uomo e termina la lontananza da Dio. Per il cristiano il giorno della morte rappresenta l’inizio e il compimento della sua nuova nascita principiata con il Battesimo, la somiglianza definitiva all’immagine del Figlio conferita dall’Unzione dello Spirito Santo nella Confermazione e la partecipazione al banchetto del Regno dei Cieli.
Testo provvisorio, tratto da:
“G. A. Carru, M. Chiaretti: Vivere la morte nelle varie religioni. Un momento di mediazione interculturale, Edizione Nuova Cultura, Roma 2009.”