Francesco: fa bene pensare al giorno della nostra morte
Il richiamo nell’omelia in Santa Marta: non abituarsi alla normalità di quaggiù
di ANDREA GALLI
«Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene» dice l’Imitazione di Cristo, il capolavoro di spiritualità che ha accompagnato il cammino di generazioni di cristiani dalla fine del Medioevo in poi. Uno dei suoi capitoli più famosi è dedicato appunto alla «meditazione della morte», la quale ha segnato anche la vita di innumerevoli santi, basti pensare a Don Bosco che raccomandava ai suoi ragazzi l’«esercizio della buona morte », che «consiste nel disporre in un giorno di ogni mese tutti i nostri affari spirituali e temporali, come se di lì a poco dovessimo realmente morire », scriveva il santo degli oratori.
Il Papa ha ripreso questa “tradizione” nell’omelia della Messa celebrata ieri a Casa Santa Marta, ricordando che «pensare alla nostra morte non è una brutta fantasia», anzi, vivere bene ogni giorno come se fosse «l’ultimo», e non come se questa vita fosse «una normalità» che dura per sempre, potrà aiutare a trovarsi davvero pronti quando il Signore chiamerà.
«Verrà un giorno in cui il Signore dirà a ognuno di noi: “vieni”», ha detto Francesco, «la chiamata per alcuni sarà repentina, per altri sarà dopo una malattia, in un incidente: non sappiamo», ma «la chiamata ci sarà e sarà una sorpresa: non l’ultima sorpresa di Dio, dopo di questa ce ne sarà un’altra, la sorpresa dell’eternità».
«Gesù ha una frase – ha continuato il Pontefice – l’abbiamo letta ieri nella Messa: sarà “come la folgore che guizzando brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno”, il giorno che busserà alla nostra vita». «Pellegrino, tu che passi, pensa dai tuoi passi, l’ultimo passo » è la frase posta all’ingresso di un cimitero del nord Italia, ha ricordato Bergoglio e pensare a questo ultimo passo «fa bene perché lo possiamo pensare all’inizio del lavoro: oggi forse sarà l’ultimo giorno, non so, ma farò bene il lavoro». E «farò» bene anche «nei rapporti a casa, con i miei, con la famiglia: andare bene, forse sarà l’ultimo giorno, non so». Lo stesso dobbiamo pensarlo, ha proseguito Francesco, «anche quando andiamo a fare una visita medica: questa sarà una in più o sarà l’inizio delle ultime visite?». «L’altro giorno – ha detto sempre il Papa – ho trovato un sacerdote, 65enne più o meno, e aveva qualcosa non buona, non si sentiva bene… È andato dal dottore e ha detto: “Ma guardi – dopo la visita – lei ha questo, questa è una cosa brutta, ma forse stiamo in tempo di fermarla, faremo questo, se non si ferma faremo quest’altra e se non si ferma incominceremo a camminare e io la accompagnerò fino alla fine”. Bravo quel medico».
«Se siamo abituati a vivere una normalità di vita e pensiamo che questo sarà sempre così» ha concluso il Papa, «oggi farà bene a tutti fermarsi un po’ e pensare il giorno nel quale il Signore verrà a trovarmi, verrà a prendermi per andare da lui».