
L’Islam non si rappresenta come una nuova religione, ma si situa nel solco del monoteismo abramitico che lo connette alla Rivelazioni precedenti, fatte a Mosè per gli ebrei e a Gesù per i cristiani. Islam vuol dire pacificazione, armonizzazione al disegno della creazione, voluta dal Signore di tutti i mondi: “Allah” vuol dire “il Dio” ed è assolutamente l’Unico Dio; non è né maschio né femmina e non può essere raffigurato in alcuna maniera. Allah ha eletto l’essere umano, una creatura nata dal fango, come Suo vicario sulla terra. Non ci sono intermediari fra Allah e ciascun essere umano, non ci sono preti, monaci, o speciali santi, ognuno è sacerdote di se stesso.
Allah ha scelto Muhammad, 15 secoli fa nella città di Mecca, come strumento per far pervenire a tutta l’umanità il suo messaggio; l’ultima rivelazione ci viene tramandata attraverso il Corano, il libro sacro. L‘Islam è imperniato su cinque pilastri:
1) la shahada (la testimonianza di fede, ossia che non c’e altro dio se non Allah e che Muhammad è il Suo profeta), che ogni genitore pronuncia al neonato;
2) le cinque preghiere quotidiane;
3) la zakat, ossia che una parte della propria ricchezza, annualmente, deve essere data ai poveri;
4) il digiuno durante il mese di ramadan, che corrisponde al 9° mese del calendario lunare islamico;
5) il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita.
Tuttavia è importante sottolineare come sia da escludere qualsiasi coercizione nell’esecuzione dei riti e come vi siano delle deroghe, come nel caso del digiuno, se si è malati, anziani o troppo piccoli, se si è in viaggio o se la credente sia incinta. Nell’Islam vengono decretati poi una serie di interdetti che ogni buon musulmano osserva, fra cui il divieto di mangiare carne di maiale e suoi derivati, di bere sostanze alcooliche, di dare o pretendere soldi ad interesse e di avere rapporti sessuali se non col proprio coniuge. Inoltre ci sono alcune raccomandazioni, fra le quali il mangiare carne macellata secondo il rituale islamico e che pertanto la rende halal (lecita ai musulmani), cosi come alla donna di curare la decenza nel suo abbigliamento. È ovvio che nell’ospedale il personale di assistenza sanitaria e i medici debbano porre attenzione a salvaguardare la dignità della degente musulmana e del suo senso del pudore, assai diverso dallo standard comune. Sempre più musulmane preferiscono essere visitate da medici donne.
La presenza dei musulmani negli ospedali italiani è sempre crescente, come evidente effetto dell’immigrazione. Spesso i malati provenienti dall’estero, di fronte all’istituzione sanitaria, si ritrovano soli nelle loro sofferenze, senza famiglia o connazionali amici. Uno dei punti salienti delle pluralità religiose è quello di rassicurare il paziente sul rispetto, da parte dell’ente ospedaliero, dei suoi diritti di culto. Del resto è la Costituzione a garantire la libertà religiosa in Italia. Conoscere l’orientamento verso la Mecca nella stanza in cui si trova il malato immobilizzato, oppure in una eventuale sala in cui poter pregare, dovrebbe essere uno dei capisaldi di questo atteggiamento, così come il facilitargli l’abluzione e dargli la chiara indicazione che il cibo da ingerire o le medicine siano halal (lecite).
Il bisogno di fiducia
Nella situazione in cui viene a trovarsi qualunque degente, anche quello di fede islamica, è normale sentire il bisogno di fiducia, ottenere risposte positive alle richieste: ad esempio le preghiere si svolgono ad orari stabiliti, per cui il malato può domandare l’orario mensile delle preghiere; di considerarsi protetti, laddove a mancare sia in particolare la cerchia dei familiari, qualora la malattia fosse grave, pensare che sarà sepolto secondo il rito islamico.
La malattia
L’annuncio stesso della malattia è un momento particolare, al malato il futuro pare incerto e si fa breccia un senso di angoscia, tutto cambia: il suo rapporto col corpo, la sua autonomia, i suoi progetti di vita; occorre ad ogni paziente un tempo di reazione in cui adattarsi alla nuova situazione che stravolge le sue relazioni sia familiari che lavorative. La nozione stessa di malattia si trova citata 25 volte nel Corano, con una distinzione tra le afflizioni del cuore (in un senso figurato effetto di un allontanamento da Dio) e quelle del corpo. Nel Corano è scritto «Prendete sostegno nella pazienza e nella preghiera» (Sura.2 .45). La malattia viene vista come una prova per la propria devozione, che è in grado di farci passare ad uno stadio superiore di comprensione. Nell’Islam, testimoniare questa totale adesione alla volontà di Dio è uno dei meriti per accedere all’agognato Paradiso. Del profeta Muhammad ci vengono riportate queste parole: «Anche il semplice pungersi con una spina fa valere presso Allah la cancellazione di una parte dei peccati». Questa capacità di pazientare e di sopportare la malattia quale occasione di purificazione costituisce per il paziente musulmano, e per chi gli è intorno,
uno dei segni della fede, radicato dalla convinzione profonda che solo in Allah c’è la grandezza (Allah u akbar), permettendogli allo stesso tempo di rafforzare il suo morale. Nella sura 17 al versetto 82 si legge «Quel che facciamo discendere del Corano è guarigione e misericordia per i credenti».
Le visite e i volontari
È così possibile farsi un’idea dell’importanza nell’Islam della visita ad un sofferente, considerata dall’Islam allo stesso livello di un dovere religioso, tanto per la persona malata che per coloro che si recano in visita; non solo quale eccellente fattore di conforto “terapeutico”, ma anche come espressione della fraternità e di misericordia
di una dimensione comunitaria pienamente vissuta. Del Profeta viene riportato la sua ammonizione sui 6 doveri che ogni musulmano deve adempiere nei confronti del suo fratello nell’Islam:
1) salutarlo quando lo incontra;
2) accettare i suoi inviti;
3) dare dei consigli se ne ha bisogno;
4) aggiungersi nelle Lodi ad Allah quando vengono fatte;
5) visitare le persone in afflizione; quando il musulmano visita un suo fratello malato fino a quando sta presso il suo letto viene trasportato nel giardino del paradiso;
6) seguire il corteo funebre di una persona deceduta.
Le condizioni della vita moderna determinano anche per i musulmani la necessità e la volontà di svolgere il lavoro prezioso del volontariato. Per molte di quelle ragioni esposte sopra, sono sempre più numerosi coloro che affiancano le strutture di cura con l’assistenza di servizi religiosi, forniscono copie del Corano e, come si è visto sopra, assicurano anche la sua recitazione e quella di specifiche invocazioni per i non arabofoni.
La purificazione della salma
Ottemperare all’inumazione del defunto secondo i riti islamici con la purificazione della salma. Questo lavaggio deve essere compiuto tre volte, da uomini per gli uomini e da donne per le donne, in stato di purificazione (questa osservanza di genere non si adotta per i minori e i neonati come anche per il coniuge) e, comunque, in un numero strettamente necessario, rimuovendo ogni sporcizia, come ad esempio sangue, anche con sapone, e togliere eventuali dentiere, poi avvolgere il defunto in un telo di tessuto bianco e seppellirlo con la testa verso la Mecca.
Fonte: “L’accoglienza delle differenze e specificità culturali e religiose nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali della Regione Lazio.
Raccomandazioni per gli operatori sanitari da parte delle comunità religiose, Roma 2011.”