BUDDHISMO
Il Buddhismo è un’esperienza panasiatica diffusasi progressivamente
dall’India sua terra di origine al Sud est asiatico, dalla Cina
fino all’estremo oriente.
Dall’incontro dell’esperienza spirituale del Buddha con le diverse
espressioni socio-culturali dei paesi in cui il suo insegnamento si è
diffuso, è nato un fenomeno religioso ricco e complesso con una
serie di riti, cerimonie, feste, culti, che caratterizzano la vita quotidiana
dei buddhisti e che si differenziano rispetto alle regioni di provenienza.
Daremo quindi delle indicazioni generali, lasciando al contatto diretto
con i pazienti e a successivi approfondimenti le indicazioni più
specifiche, ricordando che nel nostro paese, oltre ai buddhisti italiani,
generalmente si riferiscono alle istituzioni sanitarie i buddhisti
provenienti dallo Sri Lanka, dalla Thailandia e in parte dalla Cina.
La gestione delle cure
Non ci sono indicazioni generali né divieti. Per i trapianti vi sono
posizioni diverse secondo le tradizioni: in caso di donazione si prevede
in ogni caso la piena consapevolezza e responsabilità del donatore,
trasmessa mediante una dichiarazione precisa.
Le differenze di genere
Non vi sono richieste particolari, salvo mantenere sempre rispetto
per il pudore nella sfera personale.
La gravidanza e il momento del parto
Spesso le donne arrivano dal sanitario solo alla fine della gravidanza,
ma si nota un progressivo avvicinamento alle strutture anche
nel corso dei nove mesi di gestazione. Va sempre rispettato il pudore
della donna, che preferisce essere accudita da personale femminile.
L’uomo di solito non è presente al parto.
Le norme alimentari da rispettare nei menu
Secondo le regioni asiatiche di provenienza o i contesti europei si
seguono abitudini alimentari diverse, ma non ci sono proibizioni.
Viene sconsigliata solo l’assunzione di bevande alcoliche e sostanze
intossicanti.
L’assistenza spirituale e religiosa durante la degenza
Per il buddhista la malattia va accettata e vista come un’occasione
per praticare la propria fede, offrendo la propria sofferenza per aiutare
gli altri e/o propiziare una migliore rinascita.
Si può sostenere il malato favorendo la presenza di monaci o assistenti
spirituali che con l’ascolto, le preghiere e semplici riti, per
esempio prima di un intervento chirurgico, aiutano il malato.
Si possono vedere piccoli oggetti cultuali vicino al paziente: immagini,
reliquie, scritti, o sentire la ripetizione di mantra (preghiere) in
continuum.
Le esigenze relative ai momenti di preghiera
Un luogo semplice, luminoso e silenzioso in cui si possa andare a
meditare/pregare è più che sufficiente.
I riti funebri
La morte è l’atto fondamentale della vita in quanto prelude alla possibilità
di una rinascita positiva rispetto alla liberazione. Vi è una
grande attenzione al passaggio, che non si conclude con l’arresto cardiaco,
ma richiede più tempo per far sì che il principio cosciente si
allontani dal corpo.
Per i paesi del sud est asiatico (Sri Lanka e Thailandia) i monaci
accompagnano il morente con preghiere (pirit). Per la Cina e il Giappone
i monaci officiano il rito funebre preferibilmente prima della
morte cerebrale e successivamente restano a vegliare il corpo con i
parenti stretti. Per la tradizione tibetana non si dovrebbe manipolare
il corpo per 72 h.
Fonte: “L’accoglienza delle differenze e specificità culturali e religiose
nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali della Regione Lazio.
Raccomandazioni per gli operatori sanitari da parte delle comunità religiose, Roma 2011.”