Il sacco
di Marco Caraffini
Un momento irreale. Tutto sembrava così lontano, in stile “Hollywoodiano” e poi, a un quarto d’ora di auto, tutto è diventato paurosamente vicino.
Le distanze si sono ridotte giorno dopo giorno e, una mattina, riceviamo quella telefonata: il nostro primo caso di Covid-19. Eppure, anche in quel momento, il pericolo sembrava ancora lontano. Da lì il delirio. Tutto così veloce e quel telefono che cominciò a squillare per ventiquattro ore al giorno.
La conta immediata dei dispositivi e l’ok, ci sono; anche le bare, tanto quanto potrà durare, ci si chiede.
In seguito realizzi che il virus bussa alla tua porta, tocca ovunque. Accogli le famiglie o raggiungi la loro abitazione, rischiando il contagio, perché quelle persone sono in quarantena. Appelli, annunci, velocità, ma tu ci devi essere. La dignità delle persone è messa a dura prova. Incredule, rassegnate, a testa bassa, sussurrano che il proprio caro è deceduto per un maledetto virus. Ognuno con il proprio dolore, la propria incredulità, tanto da chiedere una fotografia, vedere quel volto, immaginare chi fosse quel defunto in vita. Una telefonata ha avvisato quei familiari, una comunicazione con la voce stanca, abbattuta, di chi ha cercato di fare il possibile per curare quel paziente che non ce l’ha fatta, ma consapevole di essere un professionista. Eppure quel messaggio è troppo freddo per chi lo riceve!
Arriviamo in obitorio. Siamo tutti uguali, operatori sanitari e funerari, con tute, maschere, guanti e occhiali: siamo irriconoscibili.
Senza poter eseguire la cura del corpo, siamo frustrati, stanchi, a volte stremati, da quel fax che annuncia un altro defunto.
Poi, un giorno, non ci sono più barelle, ne sacchi. Tu arrivi, scarichi la bara, ti aiutano ad incassare il defunto e tutti sembrano sperare che tu possa andartene via con il feretro il prima possibile, mentre le bare si accumulano, come le chiese e le camere mortuarie. Vedo venti, quaranta bare, in fila e laggiù, nell’angolo, il parroco con il rosario tra le mani.
Finalmente arriva il giorno della sepoltura, i famigliari in quarantena non ci sono e quelli che seguono il feretro al cimitero non possono nemmeno tenersi per mano, ne darsi un abbraccio. Ed ecco il momento più difficile per me, quando comunico che ho con me gli effetti personali del defunto, riposti in un sacchetto. Sacchi rossi o neri, con un biglietto. Sacchi che contengono gli effetti personali, le cartelle mediche del defunto, legati con un nastro nero. Prima uno, poi dieci, cinquanta sacchi, sempre più pesanti, sempre più anonimi. Li porti in magazzino per restituirli ai famigliari. Alcuni arrivano subito, altri attendono ad arrivare.
Rimane l’ultimo, uno dei primi che arrivò in magazzino, rosso, pesante, fermo lì da venti giorni.
Ogni mattina, quando apro il magazzino, spero che non ci sia più. Invece c’è. Arrivano continuamente bare da preparare e lui è sempre lì, come a osservarti, controllarti. Avverti la sua presenza, insieme alla testimonianza che tu, tanatoesteta, non hai fatto il tuo dovere.
Sai che non è colpa tua, ma il pensiero ti accompagna e dopo un mese ormai cominci a salutare quel sacco, mentre ogni giorno quel peso sembra aumentare. Sai che arriverà il tempo per i consulenti del lutto, per i dolenti e, forse, anche per te, a cui resterà una esperienza in 3D indelebile.
Poi, un giorno, quel sacco non c’è più e ti manca; non nascondi una lacrima, il simbolo della tua impotenza, il fatto che nessuno prende in considerazione la tua esperienza. Il tuo sapere non conta, perché sei un becchino e “non hai nessun diritto”. Poi la tragedia diventa pandemia e i corpi si ammucchiano, i rischi crescono e il sistema va in tilt. Decreti, ordinanze, richiami di legge si intrecciano, cambiano in poche ore. Ma tu sai ciò che devi fare. Allora si accorgono di te e del tuo modo di agire. Così il sacco non emana odore, non ha più peso, diviene un compagno nel viaggio, igienizzato e profumato..
L’autore
Marco Caraffini, Tanatoesteta e Cerimoniere che opera a Cremona, è anche Tanatoprattore. Si è diplomato in Funeral Service UK presso UK Home College Londra e
in Forensic Science presso l’International Open Accademy Londra. Ha conseguito il diploma universitario Tanatopraxia SANP0108 presso l’Euroinnova International Buisiness School di Granada (Spagna) e Grief and Bereavement counselling presso il Centre of Excellence UK