Ritualità del silenzio
Maria Angela Gelati
La conclusione di un corso di formazione per cerimonieri funebri, presso la Scuola Superiore di Formazione per la Funeraria, è stato lo spunto per concretizzare una riflessione di approfondimento teorico e professionale sulla figura del cerimoniere confluita nello scritto Ritualità del silenzio. Guida per il cerimoniere funebre (Nuovadimensione, 2018).
La struttura del libro, di cui sono curatrice, è costituita da interventi specifici e trasversali, coincidenti con i rispettivi capitoli di nove autori.
Si è voluto infatti analizzare, su più fronti, alcune tematiche legate alla morte, con il comune denominatore di questa figura professionale, con l’intenzione di attrarre l’attenzione non solo di chi vi è interessato per ragioni professionali ma anche di chi voglia approfondirne aspetti diversi.
I contributi molto differenti tra loro sia per il “taglio” dato sia per l’esperienza personale degli stessi autori, definiscono la figura del cerimoniere funebre, la cui evoluzione è attualmente oggetto di un movimento di ricerca, in un momento storico cruciale, tra la concezione del passato e quella innovativa legata al fine vita inteso come momento di accompagnamento alla morte.
Nel ciclo naturale dell’esistenza, sperimentare la morte è l’evento ineludibile per eccellenza, di fronte al quale un essere umano si ritrova, dove il legame profondo che ci lega alle altre persone è messo a rischio dal concretizzarsi del pericolo di smarrire se stessi, perdendo chi ci è caro. È d’altro canto un periodo potenzialmente proficuo in cui il lutto impone una riflessione e una revisione delle personali priorità, delle relazioni e delle scelte che appartengono alla vita di ciascuno, come analogamente accade in tutti i periodi di crisi che determinano sempre un cambiamento importante.
Gli avvenimenti significativi degli uomini sono segnati da cerimonie e, nel ciclo naturale dell’esistenza, l’esperienza del congedo da sempre li accompagna e dove i riti del commiato cercano di apportare soluzioni alternative per mitigare la sofferenza legata all’evento più doloroso e tragico da affrontare. Dal passato ad oggi, la cerimonia funebre è guidata dalla figura del cerimoniere, la cui preminente finalità consiste nell’accogliere e accompagnare i dolenti nell’organizzazione dell’ultimo saluto al defunto, nelle differenti fasi rituali e nei diversi luoghi dell’addio. Dal momento del decesso alla scomparsa del feretro, nel percorso di allontanamento delle spoglie del defunto, l’azione collettiva del rituale funebre ha le funzioni di distribuire una parte del peso del dolore su tutta la comunità e, in un qualche modo, sostenere e non lasciare il dolente isolato con il proprio dolore.
Le cerimonie – come i matrimoni, i funerali, i “riti di passaggio” (come la laurea o la cerimonia di diploma) sono eventi “cerimonializzati” comuni a tutte le culture e portatori di profondi significati secondo le loro specifiche usanze, comportamenti strutturati voluti da una collettività, che assumono significato a seconda delle esperienze, delle convinzioni e dei riferimenti della collettività stessa.
L’esperienza della morte, da ogni punto di vista – personale, funerario, sanitario, pedagogico e scolastico – coincide con il pensiero costante non piacevole del termine della vita, da cui possono derivare forme diverse di malessere che inibiscono la voglia e la necessità di vivere bene.
Tra lo spazio temporale che trascorre ed il senso della vita che viene celebrato intercorrono specifiche tappe individuali e sociali, necessarie ad identificare la ritualità, espressione di forte condivisione, riconoscibile da una specifica comunità.
I riti, in particolare quelli funebri, ma anche quelli che vanno oltre la cerimonia vera e propria (ad esempio le disposizioni anticipate), hanno il senso di sorreggere e orientare coloro che devono affrontare l’esperienza forse più dura di fronte alla quale si trova un essere umano.
Il cerimoniere funebre ha il ruolo fondamentale importante, nella fase di congedo dei familiari dal defunto, di prendersi cura dei dolenti e di accompagnarli alla fine del viaggio terreno: un percorso in cui parole, gesti e simboli prendono significato senza bisogno di alcuna spiegazione o narrazione. Una costante, questa, appartenuta anche al mondo antico, dove “espressioni” come il suono e la voce rappresentavano elementi essenziali nella fase di esecuzione del rito.
Ritualità del silenzio. Guida per il cerimoniere funebre (Nuovadimensione, 2018)
Prezzo 14,50 euro – Pagine 208 – www.nuova-dimensione.it
Prefazione Ines Testoni (Direttrice del Master Death Studies and the End of Life, Università degli Studi di Padova)
L’autrice
Maria Angela Gelati
Storica e tanatologa, giornalista e formatrice nelle materie collegate alla morte, al lutto e alla Death Education. Collabora come docente al Master “Death Studies and the End of Life” (Università degli Studi di Padova). Nell’ambito della formazione professionale, organizza corsi a carattere sanitario, sociale e funerario. In questa dimensione di studio ed educazione approfondisce le tematiche inerenti i rituali e le pratiche della morte nei diversi contesti sociali e culturali, con il perseguimento di finalità atte a formare una mentalità culturale di accettazione del concetto di morte e della sua inclusione nell’habitat vitale dell’uomo.
Nel 2007, insieme a Marco Pipitone, ha realizzato a Parma la Rassegna Il Rumore del Lutto, che ogni anno propone nei giorni della commemorazione dei defunti una diversa riflessione sulla vita e sulla morte (www.ilrumoredellutto.com).
Tra le sue ultime pubblicazioni Il leccalecca di cristallo (Terra Marique 2018), Ritualità del silenzio. Guida per il cerimoniere funebre (Nuovadimensione 2018), L’albero della vita (Mursia, 2015).