Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno

Vita eterna e nuova creazione

Spirito, anima e corpo
Secondo la comprensione avventista, l’uomo ha tre dimensioni: spirito, anima e corpo (1
Tessalonicesi 5:23). Esse sono variamente definite:
1. Spirito: a volte è sinonimo di “respiro”, “alito di vita” (Genesi 2:7), altre volte indica la
parte più profonda dell’essere umano, l’insieme dei pensieri, dei valori e dei ricordi
(Romani 8:16; 1 Corinzi 2:11);
2. Anima: a volte significa essere vivente, persona, creatura (Genesi 1:20,21,24; 2:7), altre
volte significa vita (Levitico 17:14; Matteo 16:25-26), altre volte ancora indica l’insieme
dei sentimenti dell’uomo (Matteo 26:38);
3. Corpo: indica il nostro essere fisico (1 Corinzi 6:19-20); troviamo anche la parola
“carne”, che è sinonimo di corpo (Giovanni 1:14) e in generale indica la sostanza di cui
sono fatti uomini e animali.

Queste tre dimensioni non sono indipendenti, ma strettamente connessi in un’unità
psicosomatica che viene esemplificata in almeno due formulazioni:
1. Genesi 2:7: «Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici
un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente». In questa formulazione, l’anima è il
risultato dell’unione tra il corpo e lo spirito, secondo la formula: polvere della terra
(corpo) + alito di vita (spirito, nel senso di “respiro”) = anima vivente (nel senso di
persona, essere vivente);
2. 1 Tessalonicesi 5:23: «l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo…». In
quest’altra formulazione, l’essere (umano) è dato dalla somma delle tre dimensioni,
secondo la formula: spirito (la parte profonda: scelte, carattere, storia) + anima (la parte
immediata: reazioni, sentimenti ed emozioni) + corpo = essere umano.
La cosa interessante è che, in entrambe le formulazioni, se i tre elementi vengono separati la
vita non è possibile. Secondo la prima formula, quando si muore il corpo torna polvere, lo
spirito (l’alito di vita) torna a Dio, e quindi l’anima (cioè la persona, l’essere vivente) non c’è
più (Ecclesiaste [o Qoeleth] 12:9 [o 12:6-7 in altre versioni]).
Nella seconda formula, invece, quando l’uomo muore, al disfacimento del corpo corrisponde
la cessazione sia dei suoi pensieri, progetti e ricordi (spirito), che dei suoi sentimenti
(anima), e quindi la persona non esiste più (Ecclesiaste [o Qoeleth] 9:5,6,10).
Per concludere questa prima parte, possiamo dire che l’uomo non è solo materia, ma
spirito, anima e corpo, che hanno bisogno di stare assieme per poter vivere; con la
morte, invece, le tre dimensioni vengono separate e la vita non c’è più.
Forse per questo la Bibbia non paragona mai la morte a un passaggio verso un’altra
dimensione dove si continui a vivere senza il corpo, ma la paragona piuttosto a un sonno
(Giovanni 11:11-14), dal quale si viene risvegliati nel tempo della parusia (Daniele 12:13; 1
Tessalonicesi 4:13-18).

Salvezza per tutti
La speranza del credente, dunque, secondo la comprensione avventista, non risiede nella
possibilità di una vita dopo la morte senza il corpo, ma piuttosto nel riposo in attesa della
resurrezione dei corpi, e quindi del ritorno alla vita nella pienezza delle sue dimensioni:

«perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio,
scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo
rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e
così saremo sempre con il Signore» (1 Tessalonicesi 4:16-17).
Questo recupero della dimensione fisica della salvezza ci permette di fare un passo ulteriore:
se tutta la natura ha subìto le conseguenze di una corruzione dovuta al peccato del genere
umano (Genesi 3), non è forse giusto che tutte le creature partecipino alla grande opera
redentiva di Gesù a favore dell’umanità? L’apostolo Paolo non ha dubbi su questo punto:
«Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la
creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che
ve l’ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù
della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio» (Romani 8:19-21).
Ecco che allora la vita eterna non è solo una promessa riservata agli esseri umani, ma è il
progetto di Dio per tutto il creato, una nuova creazione: «Poi vidi un nuovo cielo e una nuova
terra» (Apocalisse 21:1); «Il lupo abiterà con l’agnello, e il leopardo si sdraierà accanto al
capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li
condurrà. La vacca pascolerà con l’orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme e il leone
mangerà foraggio come il bue. Il lattante giocherà sul nido della vipera, e il bambino
divezzato stenderà la mano nella buca del serpente. Non si farà né male né danno su tutto il
mio monte santo, poiché la conoscenza del SIGNORE riempirà la terra, come le acque
coprono il fondo del mare» (Isaia 11:6-9).

pagina composta in collaborazione dell’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno

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